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La festa di S.Antonio Abate
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Il 17 gennaio comincia ufficialmente il Carnevale e a Campobasso così come in moltissimi luoghi d’Italia si accendono dei falò. La festa ha il suo scenario obbligato nella chiesa e sul sagrato dedicata a Sant’ Antonio abate. E’ qui che c’è la benedizione degli animali, ed è qui che si ammassano i ciocchi di legna che al tramonto vengono accesi e che continueranno ad ardere per tutta la serata.
Il rito dell'accensione dei fuochi invernali si collega ad un rito pagano che si ripete da secoli e che simboleggia insieme tante cose: la funzione purificatrice, gli effetti magici dell'allontanamento delle streghe, degli spiriti invernali, dei morti, delle malattie...
Naturalmente, con l’avvento del cristianesimo, questi riti pagani trovarono nelle vite, nelle storie e nelle leggende legate ai santi una nuova valenza.
E così come i fuochi di novembre si legarono alla vita e alle leggende di San Martino e quelli di marzo a San Giuseppe, così si è soliti accendere enormi fuochi per la festa di Sant'Antonio Abate quale espressione dell’ardore delle passioni da lui sempre domate e come rito propiziatore contro le tentazioni.
Oltre alle testimonianze relative alla sua vita, c’è una vecchia leggenda che ha come protagonisti il vecchio santo, un furbo maialino e il diavolo tentatore
"Si racconta che tanti secoli fa Sant'Antonio viveva eremita nel deserto della Tebaide insieme con un maialino che lo seguiva dappertutto; là, ogni giorno vinceva con i più svariati trucchi le tentazioni del diavolo.
Ebbene, la leggenda dice che allora non esisteva il fuoco sulla terra e gli uomini soffrivano un gran freddo.
Dopo aver discusso a lungo i governatori della terra inviarono una delegazione dove viveva Sant'Antonio per pregarlo di procurare il fuoco. Il vecchio santo, impietosito, si recò col suo fedele maialino all'inferno, dove le fiamme ardevano giorno e notte, bussando all'immenso portone. Quando i diavoli videro che il visitatore era il santo, il loro peggior nemico che non riuscivano a vincere, gli impedirono di entrare. Ma il maialino nel frattempo si era intrufolato rapidamente, nella città diabolica.
La bestiolina cominciò a scorrazzare facendo danni dappertutto: dopo aver tentato inutilmente di catturarla, i diavoli si recarono da sant'Antonio pregandolo di scendere all'inferno per riprendersi il maialino. E l'eremita, che non aspettava altro, si recò nel regno dei dannati con il suo inseparabile bastone a forma di Tau.
Durante il viaggio di risalita in com­pagnia del maialino fece prendere fuoco al bastone sicché, giunto sulla terra, poté accendere una grande catasta di legna offrendo così il primo e so­spirato fuoco all'umanità".

E’ per questo che il vecchio santo della lunga barba bianca viene raffigurato di solito con il suo bastone a forma di Tau, un maialino ai piedi e in mano la fiammella del fuoco.
Ed è per questo che d'allora, il giorno della Festa Sant'Antonio Abate gli uomini accendono dappertutto dei grandi falò.


     




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