|
Il
significato simbolico è sicuramente l’essere forti di fronte
alle tentazioni.
Il
Mistero Rappresenta le tentazioni subite da Sant' Antonio Abate ad opera
di diavoli presenti sia nella forma consueta (al di sopra e al di sotto
del Santo) sia sotto la sembianze di leggiadra donzella. Ai lati del
Santo sono presenti due angeli che portano in mano, rispettivamente,
un libro su cui arde una fiamma e un bastone con un campanello. La fiamma
rappresenta il fuoco da cui S. Antonio Abate ha virtù di difenderci,
il bastone è il simbolo della vita da eremita condotta dal Santo
mentre il campanello rammenta, con il suo squillo, l’invito alla
preghiera.
Il diavolo posto in basso, fischia e ripete alla donzella: "tunzella
tunzella, vietenn vietenn”.
L’interpretazione più plausibile per la donzella è
che lei sia una ammaliatrice, un essere fornito di doti diaboliche.
Ella tende i lacci della seduzione con il voluttuoso movimento del ventaglio
e con lo sguardo dimesso che, in realtà, non va a terra, ma sullo
specchio in cui si può vedere e cercare di incontrare gli occhi
del santo. Sembra che in passato la Donzella fosse impersonata da un
ragazzo effeminato (il cosiddetto “femminiello”) perché
era disdicevole per una ragazza seria apparire da sola in pubblico.
Quando poi le ragazze furono ammesse ad impersonare questo ruolo, si
diffusero voci secondo cui la Donzella sarebbe rimasta incinta entro
un anno e altre secondo cui sarebbe rimasta zitella. In seguito si ritenne
che invece la presenza sul mistero aprisse alla fanciulla la strada
al matrimonio. Nel passato era stabilito un premio per la donzella che
sarebbe riuscita a non ridere. Comune è anche affiancare al santo
le fiamme quale espressione dell’ardore delle passioni da lui
sempre domate, motivo per cui in molti paesi, il 17 gennaio, in suo
onore si è soliti accendere un enorme fuoco propiziatore dell’aiuto
dell’eremita contro le tentazioni. Molto probabilmente il committente
per questo mistero fu la confraternita di S.Antonio Abate.
Sant’Antonio
Abate*
‘U riaule zé serve de la tunzella,
che cchiù nen rire e cchiù reventa bella,
pe fa carì ‘u Sante ‘ntentazione,
ma la fede forte fa da prutezione.
(Il
diavolo si serve della donzella, / che più non ride e più
diventa bella, / per far cadere il Santo in tentazione, / ma la forte
fede fa da protezione.)
*da una poesia di Michele Buldrini tratto
da: Arnaldo Brunale, Campuasciane Assèlute – Dialetto /
Enzo Nocera editor – Campobasso 2007
|
|
|