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    La leggenda di San Giorgio    
   
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San Giorgio nacque nel 282 o nel 283 nel castello di Georgia a tre miglia da Nazaret, da genitori nobili che erano ferventi cristiani.
Gli imposero il nome di Giorgio nella speranza che convertisse tanti nel nome del Signore. Dopo la morte del padre si ritirò a Lidda, città della Palestina, ed impegnò i suoi beni per aiutare i poveri.
Morta la madre si arruolò nell’esercito di Diocleziano ed ebbe grandi riconoscimenti. Quando, nel 303 Diocleziano emanò l’editto di persecuzione contro i Cristiani, Giorgio, dopo aver donato tutti i suoi averi ai poveri, si recò in Nicomedia, strappò l’editto e si presentò all’imperatore per professarsi seguace di Cristo.
Diocleziano dopo aver cercato invano di persuaderlo a ritrattare la sua professione di fede, lo sottopose a vari martirii: prigione, macigno sul collo, graffi di ferro e calzari arroventati da cui Giorgio uscì indenne in modo miracoloso e, secondo la promessa di Cristo, a lui apparso in carcere, soffrì tormenti per sette anni e per tre volte prodigiosamente fu liberato dalla morte. Sopravvivere alla durezza del carcere, vivere dopo essere stato tagliato in due da una ruota irta di chiodi, risuscitare diciassette morti, distruggere con l’alito gli idoli di un tempio sono eventi che sanno di leggendario, ma che giustificano il numero straordinario di conversioni.
Ben nota è la leggenda di “San Giorgio e il drago”. A Berito un orribile dragone di tanto in tanto usciva dal fondo del lago e si apprestava alle mura della città recandovi la morte col suo alito pestifero.
Per tenere lontano tanto flagello erano sacrificate giovani vittime estratte a sorte; un giorno toccò alla figlia del re. Il sacrificio si stava per attuare quando giunse un cavaliere, Giorgio il quale rese inoffensivo l’orrendo drago con un colpo di lancia liberando dalle fauci la principessa Sirena; Giorgio rassicurò quindi i cittadini atterriti affermando che aveva ucciso il drago in nome di Cristo, perché si convertissero e fossero battezzati; il re con la figlia e con molti cittadini si convertì al cristianesimo. Non si convertì invece Diocleziano che dopo avere invano tentato di allontanare Giorgio dalla sua fede lo condannò a morte per decapitazione.
Il corpo di Giorgio fu portato a Lidda e posto in un ricco sepolcro sul quale sorse un tempio consacrato il 3 novembre giorno ancora oggi festeggiato in Grecia.
Sant'Elena imperatrice, la stessa che secondo una leggenda aveva portato ad Ururi come reliquia il legno della croce, fece estrarre dal sepolcro il capo del santo e lo fece portare a Roma per diffonderne il culto; il capo è custodito dal 750 nella chiesa di San Giorgio al Velabro in Roma. Le reliquie furono date ad altre città tra cui Campobasso dove in un reliquario d’argento, è conservato un grosso pezzo di osso, mentre uno più piccolo è conservato nel petto di una statua nella chiesa di San Leonardo ed altre reliquie sono nella chiesa della SS. Trinità.

Il culto di San Giorgio a Campobasso fu diffuso fra il V e il VI secolo quando i greci giunsero nel Sannio.
La tradizione racconta che tre fatti straordinari indussero i cittadini di Campobasso a ricorrere alla protezione del Santo: Nel XIII secolo i paesi limitrofi coalizzati assediarono Campobasso per distruggerla, il popolo non potendo resistere a tanto urto si raccolse in preghiera nelle varie chiese invocando soprattutto San Giorgio. Improvvisamente le campane suonarono, si udì un cupo fragore di armi e alla testa di un esercito schierato in combattimento apparve un giovane guerriero, i nemici terrorizzati fuggirono mentre il popolo riconobbe il prodigio e gridò:
“E’ San Giorgio che ci difende e che ci salva!”
Una terribile tempesta si abbattè su Campobasso il 9 ottobre 1634 e per intercessione del Santo la città fu salva.
Nel 1656 si diffuse una terribile peste la cui fine miracolosa fu attribuita al Santo.
Per richiesta dei Campobassani il Vescovo di Boiano proclamò San Giorgio patrono della città con una bolla del 16 aprile del 1661 che si conserva nell’archivio della cattedrale. San Giorgio è il patrono di altri paesi molisani, tra cui Mirabello e Petrella Tifernina.
L’antico protettore della città era San Michele Arcangelo.

 


In alto: dipinto raffigurante il miracolo di San Giorgio nella Cattedrale nella SS.Trinita di Campobasso.

A destra: lapide dedicata al santo protettore.

         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
         
 

 
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