Nel
1504 Andrea de Capoa, feudatario di Campobasso, concesse ai suoi sudditi
di costruire al di fuori delle mura, un Tempio alla Trinità,
nacque così la Congrega dei Trinitari formata dai cittadini”
ragguardevoli e per finanze e per stirpe” che erano arrivati
da Napoli al seguito del nuovo signore. L’università
fu subito scissa in due parti:
i Trinitari e i Crociati, appartenenti alla confraternita storica
dell’università. Le Confraternite erano in continua lotta
per il predominio sulla città e così spesso si accendevano
litigi e risse. Per mettere pace il 9 febbraio 1587 venne per la Quaresima
a predicare il Cappuccino Padre Geronimo da Sorbo.
Fin qui la storia… poi la leggenda…
Era il 1587 quando Delicata, una ragazza di 20 anni, di famiglia Crociata,
fragile e bellissima si innamorò, ricambiata, di un giovane
Trinitario: Fonzo Mastrangelo, “che sapeva ben maneggiare la
spada, di bel garbo, forbito nella parola, uomo di studio” (si
dice che conoscesse a memoria i versi di Dante e Petrarca che declamava
alla sua donna).
La famiglia di Delicata apparteneva ai Crociati e quella di Fonzo
ai Trinitari. I due giovani si amavano teneramente ed usavano mille
industrie per persuadere i rispettivi genitori a voler dare il consenso
per il loro matrimonio. Ma tutto era inutile, poiché i matrimoni
fra i giovani delle diverse congreghe erano vietati e le famiglie,
nobili entrambe, non volevano mostrare alle Confraternite a cui appartenevano
“lo scandalo di sì disdicevole maritaggio”.
Un giorno di primavera, verso il tramonto, mentre Delicata conversava
con Fonzo, il padre della ragazza, Andrea, comparve improvvisamente,
proprio mentre Alfonso porgeva un piccolo mazzo di fiori a Delicata.
Il padre, furibondo, minacciò il giovane trinitario e trascinò
via la figlia. Delicata chiese invano perdono, ma il severo genitore
non si impietosì e la rinchiuse in una umida torre. Qui la
ragazza ben presto si ammalò, ma rimase comunque decisa a difendere
il suo amore. L’unico conforto che aveva era quello che le veniva
dalla sua intima amica Fiorella Sinibaldo, alla quale, di tanto in
tanto, era permesso di andare a trovarla nel “buio carcere”.
Lo
zio paterno di Delicata, don Nunzio Civerra, parroco di San Giorgio,
“uomo dabbene, caritatevole ed umile, stimato e ben voluto sia
dai Trinitari che dai Crociati” cercò invano di far ravvedere
l’ostinato fratello. Ma Andrea pose Delicata di fronte ad una
scelta: prendere in sposo un Crociato oppure prendere il velo monastico.
Delicata rifiutò entrambe le proposte.
Intanto Fonzo, non sopportando più di vivere nella stessa città,
ma separato da Delicata e saputo che il Feudatario di Campobasso combatteva
nelle Fiandre, offrì la sua spada al suo Signore e partì
per la Francia.
Il tempo passava e l’odio fra le due fazioni cresceva sempre
di più; molti furono gli episodi di sangue che macchiarono
ancora la storia campobassana. Si giunse così alla Quaresima
del 1587, quando venne inviato a Campobasso per le prediche quotidiane
Padre Geronimo da Sorbo accompagnato dal confratello Fra Luigi. Il
monaco, con calda eloquenza, convinse Crociati e trinitari a riappacificarsi.
Per l’occasione,tra i festeggiamenti della popolazione, vennero
celebrati sessantasette matrimoni fra giovani delle opposte Confraternite.
Solo Delicata, gravemente ammalata, non potè partecipare a
questa gioia. Padre Geronimo, appena conosciuta la triste storia della
fanciulla accorse al suo capezzale, la consolò e convinse il
padre a perdonarla.
La sera del 12 marzo 1587 Padre Geronimo portò i Sacramenti
alla giovane; tutti erano intorno alla ragazza, facendo a gara per
darle conforto. Improvvisamente, tra scalpitio di cavalli e stridore
di armi, la porta dell’abitazione si spalancò ed entrò
Fonzo Mastrangelo, che appena saputo della pace fra le confraternite,
si era precipitato a Campobasso. Il giovane, sconvolto, si gettò
singhiozzante ai piedi del letto, e dopo aver preso dolcemente la
mano della fanciulla le infilò un anello al dito, giurandole
amore eterno. La ragazza accennando un sorriso, gli strinse la mano
e gli sussurrò poche dolci parole prima di esalare l’ultimo
respiro.
Tra
i pianti di tutti i presenti Fonzo urlò: “Delicata! Delicata!
Domani il convento avrà un cappuccino in più!”
Sabato 13 marzo 1587, Delicata fu sepolta, con solenni funerali, nella
chiesa di San Giorgio. Le sue compagne seguirono il feretro con profonda
mestizia e per più giorni portarono il lutto.
Fonzo partì per Roma, dove vestì l’abito francescano,
e dove morì nel 1599, ancora giovanissimo.
Nella Chiesa
di San Giorgio, nella navata destra, era visibile, sino a poco tempo
fa, la tomba di Delicata Civerra. (Masciotta)
Nella parrocchia di San Leonardo esiste un “libro” della
Chiesa di San Giorgio, che contiene le “Annotazioni dei defunti
di Campobasso” dal 1514 al 1711. A pag. 90, al rigo 8°,
vi è riportata la data della morte di Delicata Civerra: †
1587. (Masciotta)
* Le illustrazioni sono state realizzate da Antonio
Pettinicchi per "Delicata Civerra. Dramma storico della cronaca
campobassana del XVI secolo"
di De Marco Luigi (Tipografia Lampo - Campobasso)